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Maculopatia: una malattia grave che pochi conoscono. Il test da fare a casa e i sintomi

La maculopatia è una malattia molto più diffusa di quanto si pensi, eppure sono in pochi a conoscerla e a ottenere una diagnosi celere. Le recenti stime parlano di quasi un milione e mezzo di italiani affetti dalla patologia. Nonostante ciò, una recente indagine condotta dall’istituto Lorien Consulting in collaborazione con il Centro ambrosiano oftalmico (Camo), ha evidenziato come oltre il trenta percento degli italiani non sa neppure di cosa si tratti. Ma ci sono alcuni campanelli d’allarme cui è importante porre attenzione. Ecco quali sono.
I sintomi della maculopatia
Non è sempre facile rendersi conto di essere affetti da maculopatia. I sintomi allo stadio inziale possono essere confusi con situazioni di natura differente. Tra i segnali d’allarme più comuni ricordiamo la distorsione delle immagini, altrimenti dette metamorfopsie. In questo caso la persona vede gli oggetti deformati o più piccoli. Un altro sintomo comune è quella della presenza di una sorta di macchiacentrale in cui non si vede niente. Quindi se si tenta di mettere a fuoco un oggetto non si riusciranno a osservare i dettagli della parte centrale. Un test semplice che può fare chiunque è quella di osservare un orologio: se si vede bene la sagoma ma non si vedono numeri e ora, significa che si è affetti da maculopatia.
L’esame che ti salva dalla cecità
Esiste un esame, semplice veloce e alla portata di tutti che può evitare i gravi danni causati dalla maculopatia. Se si esegue con una certa frequenza, infatti, si può ottenere una diagnosi precoce ed accurata. L’esame si chiama OCT: «una diagnosi precoce, ottenibile con un semplice esame non invasivo che dura pochi minuti – sottolinea Francesco Bandello, ordinario di Oftalmologia dell’Università Vita e Salute del San Raffaele - è fondamentale per anticipare la terapia nei tempi giusti».
Il test per la macuolopatia, da fare da soli
Si chiama test di Amsler ed è molto facile da fare a casa propria. Lo scopo è quello di individuare eventuali problemi di metamorfopsia, disturbi che generalmente si manifestano piuttosto precocemente. Per eseguire il test è sufficiente avere a disposizione una griglia, denominata, appunto, Grigli di Asmler. Si tratta, sostanzialmente, di un reticolo a righe verticali e orizzontali. Sul web ci sono molti documenti pdf facili da stampare, come questo. Una volta stampato è necessario porre la griglia a una distanza media di 40 centimetri. Dopodiché si copre un occhio e si mette a fuoco nel puntino al centro della griglia con l’occhio ancora scoperto. In questo momento è importante cercare di osservare con attenzione la griglia: le righe sono tutte dritte? O appare qualche zona distorta? Nella seconda ipotesi è molto probabile che siate affetti da maculopatia. Il test va ripetuto anche nell’altro occhio. È importante rivolgersi al proprio oculistica anche nel caso in cui la griglia appare spezzata, scura o sfocata.
Controlli gratuiti
Siccome la maculopatia se non riconosciuta in tempo può portare a gravi difetti visivi, inclusi (seppur in casi rarissimi) la cecità, è essenziale eseguire test di screening dai cinquant’anni in su. Proprio per questo motivo Camo ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in collaborazione con l’ospedale San Raffaele di Milano e il  ministero della Salute. Nel prossimo mese verranno proposte ai cittadini controlli gratuiti in 15 centri di eccellenza su tutto il territorio nazionale. «Proprio perché siamo consapevoli che la popolazione ignora la gravità della maculopatia - spiega Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro ambrosiano oftalmico (Camo) - abbiamo deciso di attuare questo grande screening con una task force di specialisti. Vogliamo fermare questa epidemia che porta grave compromissione della vista». «L’indagine infatti ha fatto emergere un alto numero di sofferenti di questa patologia Eppure sono ancora in pochissimi a conoscerla e a ricordare dettagli correlati a essa. Chi la vive ne conosce certamente il livello di gravità, ma fra gli altri la conoscenza è talmente esigua da non sapere che basterebbe una visita medica oculistica per averne una prima diagnosi», conclude Paolo Rossi, presidente di Lorien Consulting e direttore della ricerca.

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